Plastisac srl è un’azienda mantovana che dal 1961 produce film e sacchetti derivanti dal polietilene per diversi settori industriali e commerciali, destinati al contatto alimentare e non, come film in bobina, bobine pre tagliate, fogli, e borse da asporto.
Plastisac offre imballaggi altamente personalizzabili mediante procedimento di stampa flessografica fino a 6 colori e l’intero reparto produttivo si concentra nella sola ed unica sede di Mantova. Negli anni il reparto è stato costantemente rinnovato con l’inserimento di macchinari all’avanguardia e con l’implementazione di strutture tecniche di supporto per garantire la massima sicurezza dei lavoratori. Oggi all’interno della struttura si contano ben 7 estrusori.
OBIETTIVI
Plastisac crede fortemente che il settore degli imballaggi flessibili debba essere sempre più orientato a politiche di sostenibilità e di economia circolare dato l’impatto che questa attività può avere sull’ambiente.
Negli anni l’azienda si è impegnata nel promuovere iniziative strettamente connesse alla sostenibilità ambientale nelle scelte produttive e nelle modalità di fabbricazione e nel 2011 Plastisac ha installato un impianto fotovoltaico per auto – produrre energia green. Attraverso l’energia solare e accorgimenti volti a migliorare l’efficienza dei macchinari e a garantire la tracciabilità degli imballaggi in PE, Plastisac è stata la prima ed unica in Italia nel settore dell’imballo flessibile a stipulare un accordo con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per la riduzione della carbon footprint dei sacchetti in plastica per la raccolta dei rifiuti. L’azienda effettua anche un riciclaggio continuo del polietilene utilizzato per la fabbricazione del packaging.
Con l’obiettivo di proporre sul mercato linee di imballaggi caratterizzati da elevati standard di sostenibilità a livello ambientale, Plastisac Srl ha avviato una ricerca per individuare nuove soluzioni tecnologiche che permettessero un contenimento degli impatti del prodotto sul cambiamento climatico attraverso una significativa riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra correlati al ciclo di vita dei propri prodotti, contribuendo alla realizzazione di una catena di fornitura più sostenibile.
SOLUZIONE
Al fine di orientare le scelte dei clienti verso soluzioni più sostenibili, Plastisac ha conseguito la certificazione UNI EN ISO 14067:2018 Carbon Footprint Systematic Approach per calcolare e comunicare l’impronta di carbonio dei prodotti aziendali.
La Carbon Footprint di un prodotto permette di calcolare le emissioni di gas ad effetto serra attribuibili ad un prodotto esprimendole in Kg di CO2 equivalenti, quantificandone l’impatto sul cambiamento climatico lungo tutto il suo ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime, ai processi produttivi impiegati, fino allo smaltimento finale del prodotto. L’attività e le modalità di calcolo e di comunicazione della carbon footprint sono definite dalla norma ISO 14067 che attualmente costituisce il principale standard di riferimento del mercato.
Con il supporto di Seprim, Plastisac ha sviluppato un proprio modello di calcolo per quantificare le emissioni di CO2 connesse alla produzione di imballaggi simili e nello studio pilota è stata esaminata una tipologia di sacchetto appartenente alla classe dei sacchetti in polietilene ad uso non alimentare.
Dallo studio è emerso che l’impatto maggiore del prodotto è determinato delle materie prime impiegate, pari al 50% del totale. La politica energetica di Plastisac, che prevede l’acquisto esclusivamente di energia proveniente da fonti rinnovabili certifcate, consente di ridurre l’impatto delle fasi di lavorazione sul cambiamento climatico del sacchetto dal 5% – 10 % a zero. Il trasporto di materie prime, del prodotto finale e quello connesso alle lavorazioni di finitura, impatta per 2-3% mentre la fase di destinazione finale degli imballaggi per il 30%, valore che diminuisce significativamente nel momento in cui l’imballaggio viene riciclato.
I risultati dell’analisi dell’impronta di carbonio saranno utilizzati come supporto nella progettazione di soluzioni ad alta eco-efficienza cioè a basso impatto ambientale e ad alto valore economico e competitivo e d’ora in poi, azienda e clienti con un unico indicatore potranno conoscere l’impatto di ogni singolo prodotto e di conseguenza fare scelte più consapevoli e responsabili.
Pool Pack Industria S.r.l. è un’azienda con sede a Sabbione di Reggio Emilia specializzata nella produzione di sacchetti in carta di alta qualità, neutri o stampati, prevalentemente destinati al confezionamento al banco dei prodotti da forno. L’azienda nasce nel 2003 ed è un’unità produttiva del Gruppo Pool Pack.
Il Gruppo Pool Pack è costituito da imprese commerciali e si occupa di rispondere a tutte le esigenze della distribuzione moderna, dalla produzione, trasformazione alla stampa e commercializzazione del packaging, offrendo al cliente un prodotto/servizio di elevata qualità e personalizzato secondo le necessità. La presenza capillare su tutto il territorio italiano con oltre 130 agenti, ed una profonda conoscenza dei mercati locali, hanno permesso al gruppo di competere sui mercati internazionali.
OBIETTIVI
L’azienda Pool Pack ha dato vita al progetto “Un mondo sostenibile è un mondo possibile” con l’obiettivo di proporre sul mercato nuove linee di imballaggi alimentari green, caratterizzati da elevati standard di sostenibilità a livello ambientale, sociale ed economico.
SOLUZIONE
Innanzitutto, per la produzione dei sacchetti l’azienda ha deciso di utilizzare esclusivamente carte certificate PEFC™ e/o FSC®, cioè materie prime di origine legnosa provenienti da foreste certificate in quanto coltivate in modo responsabile nel rispetto di regole che tutelano l’ambiente, diritti delle popolazioni indigene e logiche di sostenibilità economica.
Inoltre, l’azienda ha incaricato Seprim per realizzare uno studio che permettesse di confrontare l’impatto dei sacchetti di carta, con e senza finestra di plastica, sul cambiamento climatico. Il parametro usato per quantificare tale impatto è stato quello della carbon footprint.
Che cos’è la carbon footprint
La Carbon Footprint è un indicatore che consente di quantificare le emissioni di gas ad effetto serra (GHG) attribuibili ad un prodotto o ad un’organizzazione esprimendole in Kg di CO2 equivalenti. In particolare, la Carbon Footprint di un prodotto quantifica l’impatto sul cambiamento climatico associato al prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime, ai processi produttivi impiegati, fino allo smaltimento finale del prodotto. L’attività e le modalità di calcolo e di comunicazione della carbon footprint sono definite dalla norma ISO 14067 che attualmente costituisce il principale standard di riferimento del mercato.
La determinazione della carbon footprint di un prodotto ha comportato un’analisi complessa delle materie prime, del loro trasporto, dell’impiego di risorse energetiche in produzione, emissioni generate dall’utilizzo del prodotto, fine vita con riciclo, smaltimento, ecc.
LO STUDIO
Lo studio ha preso in considerazione due linee di prodotti, il sacchetto in carta kraft neutro e il sacchetto in carta kraft con stampa a 5 colori, in 11 differenti formati (dimensioni del sacchetto).
Per il formato 20 x 40, quello prodotto in maggior numero di pezzi, sono state analizzate la variante con finestra trasparente in polipropilene coprente la metà di un lato del sacchetto, e la variante con finestra trasparente sull’intera superficie di uno dei lati del sacchetto.
Per il formato 10 x 72, quello impiegato comunemente per il confezionamento della “baguette”, sono state analizzate le varianti con finestra in polipropilene e quella con l’innovativa finestra in carta speciale trasparente Pergamin.
I prodotti oggetto dello studio sono stati complessivamente 26.
Lo studio del ciclo di vita del sacchetto per il pane è stato articolato in 4 fasi:
In seguito all’analisi della composizione di ogni materia prima, sono state quantificate le emissioni di Gas CO2 equivalenti generate dalla loro produzione. Inoltre, è stato preso in considerazione anche il tragitto che le materie prime compiono per arrivare allo stabilimento di produzione del sacchetto al fine di stimarne le emissioni.
La fase di fine vita del sacchetto senza finestra incide per il 9,7% sul totale della carbon footprint mentre quella del sacchetto con finestra arriva al 13,5% proprio perché ha minore possibilità di essere riciclato. In generale, questo valore si ridurrebbe al 7% se tutto il prodotto, con finestra o senza, venisse riciclato al 100%.
Per rendere confrontabili i risultati ottenuti con riferimento ai diversi formati, tutti i 26 sacchetti sono stati valutati in relazione a una funzione equivalente, individuando come unità funzionale il volume di prodotto da forno contenuto dal sacchetto, espresso in decimetri cubi. In questo modo si è ritenuto di poter normalizzare il valore delle emissioni del sacchetto in base al volume utile del sacchetto stesso, rendendo quindi il calcolo sostanzialmente indipendente dal fattore di forma e dimensione.
Risultati: Lo studio ha permesso di evidenziare come il sacchetto realizzato al 100% in carta sia da preferire in termini di valore della Carbon Footprint rispetto al sacchetto con finestra in plastica.
Tale evidenza ha portato allo sviluppo di un nuovo sacchetto con finestra realizzata in carta pergamin che garantisce le stesse caratteristiche di visibilità del prodotto contenuto ma ne migliora significativamente il fine vita essendo realizzato in mono materiale (carta 100%) e pertanto destinabile a riciclo senza nessuna operazione di separazione richiesta all’utilizzatore.
Sempre più spesso si sente parlare del bilancio di sostenibilità e dell’importanza che questo ha, non solo per le aziende che hanno l’obbligo di redigerlo, ma soprattutto per chi decide di farlo volontariamente.
Che cos’è il bilancio di sostenibilità
Il bilancio di sostenibilità è un documento informativo di carattere non finanziario caratterizzato da un lessico comprensibile, fluido e da rappresentazioni grafiche che l’azienda redige per comunicare agli stakeholder l’impatto della propria attività, sia questo positivo o negativo, sull’ambiente, la società e l’economia.
Non solo, le informazioni contenute nel report vengono utilizzate anche dalla stessa azienda per definire meglio la propria strategia, per valutare opportunità e rischi e per individuare le tematiche più significative su cui concentrarsi per offrire prodotti e servizi ispirati a una maggiore sostenibilità.
Normativa
La comunicazione di informazioni di carattere non finanziario è disciplinata a livello europeo dalla direttiva 2014/95, recepita in Italia dal D.Lgs n. 254 del 30 dicembre 2016.
Al contrario del bilancio d’esercizio, che è obbligatorio per tutte le aziende, il bilancio di sostenibilità è obbligatorio solo per banche, assicurazioni e, per tutte le imprese commerciali quotate e con un numero di dipendenti superiore a 500, che abbiano conseguito o un totale dello stato patrimoniale pari a 20 milioni o ricavi al netto di vendite e prestazioni di almeno 40 milioni.
Ad oggi, la legge non prevede ancora un modello unico a cui attenersi nel redigere il report ma esistono diversi organismi a livello internazionale che hanno definito i propri standard e principi di rendicontazione. L’organismo più noto è il Global Reporting Initiative, l’associazione nata proprio con l’intento di accompagnare le aziende nel comunicare l’impatto che queste hanno sulla sostenibilità e scelta dalla maggior parte delle aziende italiane obbligate a redigere questo tipo di rendicontazione.
Gli altri organismi di rendicontazione sono il Sustainability Accounting Standards Board, S.A.S.B. di orgine anglosassone, il Gruppo italiano di Studio sul Bilancio Sociale, G.B.S, e l’International Integrated Reporting Council, I.I.R.C.
Recentemente, anche la Commissione europea è intervenuta in materia di bilancio di sostenibilità, presentando una proposta di direttiva con regole comuni per rendicontare le informazioni sulla sostenibilità delle aziende e che estenderebbe l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità a tutte le grandi imprese quotate e non quotate a purchè abbiano più di 250 dipendenti, con l’obiettivo di portare la rendicontazione sulla sostenibilità allo stesso livello della rendicontazione finanziaria.
Bilancio di sostenibilità per le PMI
Il bilancio di sostenibilità può essere redatto anche su base volontaria dalle piccole medie imprese che vogliono comunicare il proprio impegno in ambito socio ambientale. Misurare e rendicontare il proprio impatto induce l’azienda ad incorporare i principi di fondo della Responsabilità Sociale d’Impresa e di conseguenza a comportarsi in modo responsabile.
I benefici per le PMI che comunicano informazioni legate alla sostenibilità sono riconducibili a:
Seprim fornisce supporto nella redazione del bilancio di sostenibilità. Contattaci per avere maggiori informazioni.
Gubela spa da più di 50 anni produce, fornisce, e si occupa della posa in opera di segnaletica stradale orizzontale, verticale, complementare, luminosa, arredo urbano e di barriere di sicurezza. L’azienda predispone anche piani di segnalamento, oltre a progettare e sviluppare gli stessi materiali usati per la segnaletica. Ad oggi, Gubela è diventata una realtà di riferimento per il settore ed offre i suoi servizi anche sul mercato estero.
Gubela crede che la sicurezza dei dipendenti sia un elemento fondamentale per il successo di un’organizzazione e per rispondere alle diverse esigenze delle parti interessate, la direzione ha scelto di mettere a disposizione risorse organizzative, strumentali ed economiche per migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro.
L’azienda si è posta come obiettivi:
LA SOLUZIONE
Per il conseguimento degli obiettivi Gubela si è affidata a Seprim per passare da un sistema di gestione OHSAS 18001 ad un sistema conforme alla ISO 45001:2018. Sebbene l’OHSAS 18001 attestasse già la conformità del sistema di gestione della sicurezza sul luogo di lavoro, questo standard di origine britannica era diffuso solo a livello “locale” e non godeva della notorietà che invece oggi viene riconosciuta a livello mondiale al sistema delle ISO. Questo passaggio, dunque, permetterà all’azienda di avere sistemi di gestione che operino in modo integrato, in linea con i principi delle norme ISO e coerentemente con gli altri standard futuri.
La conformità al sistema ISO agevola la ricerca continua di modalità operative appropriate ed efficienti che consentano di essere tecnologicamente e organizzativamente all’avanguardia. L’adozione di metodologie di lavoro e di controllo atti a prevenire situazioni di pericolo, ed il puntuale rispetto della normativa vigente sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, minimizzano la probabilità di accadimento degli incidenti sul lavoro.
Gubela partecipa anche alle iniziative promosse dalle associazioni datoriali per far conoscere le attività aziendali al territorio, ospita scolaresche ed organizza incontri per diffondere la cultura e la consapevolezza sulla sicurezza stradale. Queste attività vengono organizzate con l’intento di incidere positivamente su quella componente di rischio esterna e non direttamente controllabile dall’azienda, cioè il traffico stradale, pericolo a cui sono esposti i lavoratori ogni volta che operano fuori dall’azienda.
INCONTRO FORMATIVO
A seguito dell’approvazione in data 31 dicembre 2020, del Dlgs n.183 “decreto mille proroghe” è stato sospeso fino al 31/12/2021 l’obbligo etichettatura ambientale dell’imballo introdotto dal D.lgs. N°.116 del 03/09/2020.
Tale sospensione riguarda però esclusivamente la prescrizione di fornire una “corretta informazione ai consumatori sulla destinazione finale degli imballaggi” (in sostanza a quale tipologie di rifiuto destinare l’imballo a fine vita) mentre rimane in vigore “l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE”.
Seprim srl organizza un corso di formazione gratuito in accordo con APINDUSTRIA Mantova rivolto a produttori ed utilizzatori di imballaggi per fare chiarezza sulla novità introdotte dalla disciplina e per supportare le aziende nell’adeguare li propri prodotti ai nuovi obblighi normativi.
Durante l’incontro verranno illustrati i contenuti della normativa e fornite indicazioni circa le modalità di applicazione. Saranno inoltre approfonditi i contenuti delle linee guida fornite dal CONAI, che costituiscono, ad oggi, un’interpretazione condivisa della norma e un utile riferimento tecnico.
Argomenti trattati durante l’incontro:
Relatore: Dott. Pierpaolo Freddi, docente e consulente in sicurezza dei materiali da contatto con gli alimenti.
Per maggiori informazioni scrivi a info@seprim.it
INCONTRO FORMATIVO
Mercoledì 24 febbraio ore 16:00 in streaming
Seprim srl organizza un corso di formazione in accordo con APINDUSTRIA Mantova rivolto ai produttori e utilizzatori di macchine, impianti e attrezzature destinate al trasporto o alla lavorazione di alimenti, per chiarire quali siano i requisiti di sicurezza alimentare previsti dalla normativa MOCA (materiali a contatto con alimenti).
Durante l’incontro saranno illustrati i requisiti di conformità previsti dalle normative e verrà analizzata la documentazione che i produttori devo rilasciare per garantire la conformità dei loro prodotti.
CONTENUTI
Impianti ed attrezzature a contatto con gli alimenti:
Relatore : Dott. Pierpaolo Freddi, Docente e consulente in sicurezza dei materiali da contatto con gli alimenti.
Quota di partecipazione: € 40 + Iva. L’iscrizione di più partecipanti per azienda comporta comunque il versamento di una sola quota.
Per maggiori informazioni scrivi a info@seprim.it
INCONTRO FORMATIVO
E’ questo il tema del corso di formazione organizzato in accordo con APINDUSTRIA Mantova per affrontare i temi della sicurezza dei materiali destinati al contatto alimentare (MOCA) con un focus particolare sulle novità introdotte dal Reg. CE UE 2020/1245 che ha introdotto modifiche sostanziali alla disciplina dei prodotti in plastica.
Obbiettivo del corso è fornire risposte ai numerosi dubbi che gli operatori della filiera devono costantemente affrontare:
Nell’approfondimento tecnico saranno affrontate, in previsione della prossima entrata in vigore (I prodotti realizzati secondo la precedente normativa potranno essere immessi sul mercato fino al 23/03/2021 mentre le scorte potranno essere smaltite fino al 23/09/2022) le principali novità introdotte dal nuovo regolamento valutando le modifiche da apportare a valutazioni di conformità e documentazione.
Particolare attenzione sarà dedicata ai seguenti argomenti:
Relatore: Dott. Pierpaolo Freddi, consulente BRC ed esperto in Sicurezza dei materiali a contatto con gli alimenti.
Quota di partecipazione:
€ 40 + Iva (azienda associata Apindustria Mantova)
€ 60 + Iva (azienda non associata Apindustria Mantova)
Mercoledì 27 gennaio, ore 16:00 – 18:00 – In streaming
Per iscriverti clicca qui
Prossimo incontro: “La sicurezza delle attrezzature e delle superfici a contatto con gli alimenti”
mercoledì 10 febbraio 2021
Con la Dir. 2018/851/UE l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) ha istituito una banca dati contenente le informazioni sugli articoli di cui all’art.33 del Reg.1907/2006/CE.
Dal 5 gennaio 2021, dunque, è entrato in vigore l’obbligo per i fornitori di articoli di utilizzare il database SCIP per notificare all’ECHA, l’agenzia europea per le sostanze chimiche, tutti i prodotti immessi sul mercato UE contenenti sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) in quantità superiori allo 0,1% (p/p).
Se prima il fornitore poteva liberamente comunicare al destinatario le informazioni sull’articolo con un format a piacere come, per esempio, sottoforma di dichiarazione, il nuovo adempimento individua come nuovo strumento di comunicazione lo Scip Number, cioè il codice assegnato all’articolo al momento della prima presentazione da parte del fornitore. Inoltre, tutte le informazioni richieste saranno da inserire sul portale di ECHA.
Chi sono i soggetti obbligati
I soggetti obbligati a notificare tramite database SCIP sono le aziende che immettono sul mercato prodotti contenenti sostanze della Candidate list in quantità superiore al 0,1% p/p. Quindi potenzialmente:
Non sono obbligati coloro che forniscono articoli direttamente al consumatore finale.
L’obbligo di fornire informazioni all’ECHA inizia con il primo fornitore che dovrà comunicare tutte quelle informazioni utili per identificare il prodotto e distinguerlo dagli altri, come per esempio il nome della sostanza pericolosa, la sua concentrazione percentuale, ed altre informazioni che ne consentano l’uso sicuro e la corretta gestione per quando verrà poi convertito in rifiuto.
Per comunicare le informazioni richieste sarà necessario innanzitutto creare un account gratuito sul sito di ECHA https://ecs.echa.europa.eu/cloud/home.html e poi caricare la notifica su IUCLID (software da scaricare). Le notifiche inviate con strumenti diversi dagli strumenti di presentazione previsti dall’ECHA non saranno prese in considerazione e l’Agenzia non invierà alcun avviso di ricevimento.
L’ECHA ha anche definito altre due modalità, per comunicare informazioni che siano già state notificate all’ente. Queste sono:
In base alle disposizioni nuove disposizioni, dunque, molti formulatori e distributori di articoli adempiere all’obbligo di notifica alla nuova Banca Dati Europea, creata al fine di armonizzare le modalità di trasmissione delle informazioni su tutto il territorio dell’Unione Europea. Seprim offre il servizio di supporto tecnico negli adempimenti normativi e di notifica.
La carbon footprint è un indicatore ambientale che misura la quantità di emissioni di gas serra generate da un prodotto, da un servizio, un’attività o un’organizzazione.
Conoscere la quantità di emissioni che un’attività di qualsiasi settore genera è importante per prendere coscienza del proprio impatto ambientale, per poterlo comunicare al pubblico e soprattutto per ridurlo intervenendo su processi o sui prodotti.
CARBON FOOTPRINT DI SISTEMA ISO 14064-1:2019
La carbon footprint di sistema è lo strumento attraverso il quale è possibile determinare quanto la propria organizzazione contribuisce ad aumentare l’effetto serra in atmosfera.
Si calcola attraverso un’analisi delle quantità di gas Co2 equivalenti generate dai processi che compongono l’organizzazione.
I dati sono raccolti con modalità di tipo diretto (sul campo) e indiretto (mediante utilizzo di banche dati presenti in software autorizzati).
La carbon footprint di sistema può essere determinata anche con riferimento ad una singola attività come un cantiere o l’organizzazione di un evento.
CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO ISO 14067:2018
Un prodotto genera, nel corso del suo ciclo di vita, emissioni che possono variare in funzione delle materie prime impiegate, delle caratteristiche del processo produttivo, delle modalità di utilizzo e di smaltimento a fine vita.
Per effettuare lo studio dell’impronta ambientale di un prodotto deve essere condotta un’analisi sull’intero ciclo di vita, applicando la metodologia Life Cycle Assessment, LCA.
BENEFICI
Grazie alla carbon footprint, l’impresa può comprendere il diverso impatto ambientale delle attività e le cause all’origine delle emissioni di gas serra, riuscendo a capire dove e come intervenire per poterle ridurre.
La carbon footprint migliora la green reputation aziendale, suscita l’interesse dei consumatori, e permette all’azienda di partecipare a gare pubbliche e di accedere a finanziamenti concessi sempre più frequentemente sulla base di parametri ambientali.
Chi intraprende questo percorso acquisisce dati e strumenti utili per monitorare il miglioramento delle performance ambientali dell’azienda, conseguendo un vantaggio competitivo.